10/01/2022
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10/01/2022
Il Coaching è una metodologia particolarmente apprezzata perché la si può personalizzare in funzione delle esigenze personali e fornisce risultati misurabili in tempi relativamente brevi. L’evoluzione individuale si realizza attraverso un processo di scoperta di sé stessi e azioni strategiche che consentono alla persona di aumentare il senso di autoefficacia e autorealizzazione. Un percorso di coaching richiede un’assunzione di responsabilità per impegnarsi concretamente e creativamente nel raggiungimento degli obiettivi di miglioramento.
ll coach umanista non giudica, non dà lezioni, né prescrizioni, ma accoglie ed ascolta in modo aperto e dedicato, con curiosità umana, accettazione e apertura mentale. Offre la sua tecnica e le sue competenze per esplorare la situazione, stimolando le persone, che nel mio specifico ambito di solito sono coppie genitoriali o mamme a vedere le problematicità che stanno affrontando anche da altre prospettive, e trasformare questa nuova visione del problema in una domanda tanto semplice quanto stimolante.
Il mio lavoro di coach umanista si concentra quindi sul presente e sui punti di forza, come matrici da cui far emergere il futuro e si ispira alla maieutica socratica che è l’arte di far venire alla luce: attraverso il dialogo emerge ciò che è già presente nella persona, anche se ancora non si vede nulla.
Il coach umanista poi diventa un esploratore immerso nella più grande e complessa ricerca ossia quella dello sviluppo culturale di relazioni umane felici!
Noi siamo, sia in positivo che in negativo, il frutto di un allenamento quotidiano e costante, fisico, psicologico, emotivo, spirituale, sociale. Quando riconosciamo questo fatto abbiamo a disposizione uno strumento potente: possiamo infatti governare noi stessi, scegliere chi vogliamo essere e allenarci a diventarlo, per vivere una vita non solo felice, ma piena di significato. Per questo l’allenamento è lo ‘strumento operativo’ per eccellenza del coaching, e il coach un vero e proprio allenatore di potenzialità e consapevolezza, che trasforma le nostre risorse in leve di cambiamento al servizio dei propri obiettivi.
Sentirsi capaci di plasmare la nostra esistenza ci dà un piacere profondo e una grande energia, mentre l’allenamento progressivo rafforza le nostre capacità, rispettando il tempo che ci serve per accogliere un modo nuovo di vedere, sentire, pensare, desiderare ed agire.
Gli ambiti di vita nei quali viene applicato il lavoro di coaching sono diversi, e molto variegati sia per quanto riguarda l’ambito di vita sia per quanto concerne la metodologia applicata.
Io mi occupo di familycoaching accogliendo l’intera famiglia che vuole migliorare le proprie relazioni interne attraverso una consapevolezza profonda e più adeguata dei vari momenti di crescita e di cambiamento che naturalmente convivono con l’evolversi famigliare con i figli; e affianco tutte quelle famiglie che scelgono il metodo Montessori non solo come metodo pedagogico educativo nella crescita dei propri figli, ma anche lo scelgono come ambiente di vita.
“Noi aiuteremo il bambino non perché lo consideriamo un essere piccolo o debole, ma perché egli è dotato di grandi energie creative, che sono di natura così fragile da richiedere, per non venir menomate e ferite, una difesa armoniosa e intelligente. A queste energie vogliamo portare aiuto, non al bambino piccolo, né alla sua debolezza”. Queste meravigliose parole della Dott.ssa Montessori non solo esprimono chiaramente dove è necessario guardare, ossia alle “grandi energie creative”, ma anche e soprattutto come, un come fatto di difesa armonica e intelligente.
02/12/2021
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02/12/2021
Questo primo articolo per il nuovo blog nasce dalla mia passione per la ricerca di “metodi” che permettono a tutte le persone che lo desiderano di “stare bene”, non inteso come lo diciamo a volte, per consuetudine, ma inteso come espressione autentica di noi stessi attraverso l’utilizzo delle nostre potenzialità.
Vi propongo un parallelismo tra alcuni aspetti del coaching umanistico, metodo innovativo per il raggiungimento dei propri obiettivi attraverso l’allenamento delle proprie potenzialità, e il metodo Montessori, “antico” metodo scientifico educativo e di formazione definito “educazione alla vita” più che mai attuale.
Uno di questi parallelismi è il Flow: è uno stato che presuppone passione e creatività, il pieno coinvolgimento delle migliori abilità della persona, l’attenzione totale, la chiarezza della meta da raggiungere, un ottimale senso di controllo, il corpo e la mente in questo “flusso” sono impegnati al limite. Sperimentare l’esperienza ottimale dipende da noi, si determina non solo perché siamo protagonisti di quello che stiamo facendo, ma perché siamo totalmente coinvolti nell'attività, al punto che nient’altro ci importa in quel momento. Il primo studioso a parlare di Flow, fu Mihaly Csikszentmihalyi psicologo di origine ungherese, da anni trapiantato negli Stati Uniti. Lui stesso scrive: “sono diventato psicologo per capire qual era il loro segreto (si riferisce alle persone che hanno vissuto il secondo conflitto mondiale e che hanno perso affetti e beni)….per capire come si può vivere la vita come un’opera d’arte e non come una serie di risposte caotiche ad eventi esterni”.
Anche la felicità sarà argomento frequente del mio blog e con l’aiuto degli approcci filosofici sull’auto - determinazione, e sull’autorealizzazione che trovano una straordinaria corrispondenza nella Self -Determination Theory elaborata da Deci e Ryan vi spiegherò come per essere felici dobbiamo soddisfare i bisogni di tre aree di sviluppo: l’autonomia in rapporto a sé stessi, la competence in relazione al lavoro, alla professione e la relazionalità in riferimento alle relazioni affettive.
Parlerò, poi, dell’affascinante momento della polarizzazione dell’attenzione nel metodo MONTESSORI, che potremmo paragonare “all’esperienza ottimale” che si verifica nello stato di Flow. Per l’ultimo articolo di questa serie, evidenzierò “le fil rouge” il filo di continuità che mi porta ad amare con passione il “vecchio metodo Montessori” attraverso il colpo di fulmine per il “nuovo coaching umanistico”, perché entrambi lavorano per la ricerca, scoperta o riscoperta di noi stessi, nella quale cerchiamo l’Aretè la vera natura di noi e quando l’abbiamo trovata è necessario tirarla fuori, farla “esplodere” fuori da noi stessi.
L’adulto quando vuole raggiungere determinati obiettivi deve mettere in atto strategie di cambiamento, il bambino, invece, deve poter vivere pienamente la sua natura di bambino: “si diventa adulti equilibrati solo se si è stati pienamente bambini”. (E. Balsamo)
In altre parole possiamo insegnare ai nostri figli ad essere felici.
Nei prossimi articoli approfondisco questi concetti partendo dalla mia visione del coaching umanistico.