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Questo spazio dedicato alle mie rubriche vuole essere un "posto" di condivisione, non solo di confronto su riflessioni o filosofie, ma anche e soprattutto sulla comunanza di esperienze di vita, di quotidianità, di concretezza, partendo da un semplice e allo stesso tempo complesso concetto che impariamo facendo e solo facendo impariamo. Tutti!

14/02/2022

Le domande degli occhi

Lasciamoli litigare

lasciamoli litigare

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14/02/2022

Le domande degli occhi

Lasciamoli litigare

Vi ho lasciato alle prese con i tre aspetti fondanti dell’osservazione: non giudizio, pazienza e silenzio.

Come è andata?

Io mi stupisco tutti i giorni, quando riesco ad osservare i miei bambini durante il lavoro, per le preziose informazioni che mi danno su di loro e su me stessa. Non sarò mai “imparata”, voglio coltivare il senso dello stupore e della meraviglia con i miei anni che passano attraverso i loro occhi e quelli di mio figlio, senza dare niente per scontato e sicuro, o rassicurante, perché niente lo è.

Una cosa è ascoltare le spiegazioni teoriche di determinate questioni un’altra è viverle, sentirle sulla propria pelle, toccarle con mano. Vi racconto cosa mi è capitato proprio in questi giorni per farvi capire meglio cosa intendo.

Un pomeriggio verso le quattro e mezza Marta, farà due anni a maggio, s’impossessa di una delle poltroncine, di solito quel mobile si usa solo per l’attività dedicata: la cura della persona. Vedendo questo Paolo, farà due anni anche lui a marzo, come fisicità è quasi il doppio di Marta, la prende per un braccio la tira e cerca di buttarla giù dalla poltroncina. Lei coriacea non molla, urla, ma non cede, la poltroncina è sua per ora! Tutti e due mi guardano aspettando che io intervenga e io non lo faccio, li guardo attentamente, voglio che non si sentano soli, ma che capiscano che se la devono sbrigare tra loro. A questo punto giunge sulla scena Alice, un po' più grande di loro, farà tre anni a novembre, dà un sonoro ceffone a Paolo dicendogli ad alta voce “Lascia stare la Marta!!!”. Paolo mi guarda, io lo ricambio, lui si abbassa a terra e dà due manate al pavimento sorridendo, intanto Marta con “non calanche” si alza dalla poltroncina e con una sbirciata a me e un’occhiata amica a Paolo lo lascia sedere. Anche Alice mi guarda e poi se ne va!

Che dirvi ora? Se avessi giudicato? Se fossi stata impaziente? E ancora se avessi parlato, suggerito cosa o come avrebbero dovuto comportarsi per gestire la loro questione?

Il litigio è stato gestito da loro soli in maniera sublime!

Questo è l’aspetto che più mi sta a cuore, e cerco di farvi cogliere fin dall’inizio: io posso parlarvi e anche cercare di suggerirvi un comportamento invece di un altro, ma solo vivere una determinata esperienza cambia la prospettiva di sguardo permettendoci di vedere qualcosa che fino a quel momento non avremmo visto. E la dovete vivere proprio voi stessi.

Avrei sbagliato se fossi intervenuta! Maria Montessori lo scrive in tutti i suoi libri, il nostro intervento come educatori, come genitori deve essere minimo e indispensabile, lei dice “lasciate che i bambini se la cavino tra loro, e così facendo potremo osservare con maggiore obiettività le manifestazioni e il comportamento infantile, di cui l’adulto è ancora all’oscuro.

I bambini litigano, e loro lo sanno fare bene! Il litigio tra bambini è una forma d’interazione infantile basata sulla richiesta sistematica d’interesse e di attenzione reciproca. Difficilmente si fanno davvero del male e imparano a comunicare tra pari con gli stessi poteri. Daniele Novara, importante psicopedagogista piacentino, partendo dalle intuizioni della Montessori amplia e arricchisce l’argomento del non intervento dell’adulto, ed in particolar modo per la gestione dei litigi. L’idea centrale del metodo di Novara “Litigare Bene” è quello di valorizzare i litigi tra bambini in funzione dell’apprendimento nella consapevolezza che litigare è un importante occasione per sviluppare competenze relazioni e sociali.

Ritorniamo all’importanza dell’osservazione che è l’unico strumento che ci permette di non intervenire, in quanto è solo attraverso l’attenta visione dell’insieme che possiamo valutare obiettivamente la situazione che stanno vivendo i bambini. Sapendo comunque che un’osservazione obiettiva al cento per cento è impossibile. Cerchiamo di fare sempre del nostro meglio!  

E voi?

Come reagite di fronte ad un litigio di vostro figlio con altri bambini?

 

Aspetto le vostre esperienze e riflessioni in merito!

A presto!

07/02/2022

Giorni che contano

I capricci non esistono

i capricci non esistono

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07/02/2022

Giorni che contano

I capricci non esistono

Ripartendo da una delle ultime frasi della rubrica precedente riferita al desiderio di scoperta per poter avventurarsi con coraggio ed entusiasmo in un luogo non conosciuto riferito al nuovo sguardo del quale è necessario impossessarsi per poter cogliere gli aspetti più significativi dell’evoluzione dei bambini, oggi vorrei proporvi una riflessione sui capricci, partendo da un presupposto unico e senza ombra di dubbio: I CAPRICCI NON ESISTONO.

M. Montessori ne era fermamente convinta e seguendo le sue intuizioni non si può non essere assolutamente d’accordo con lei.

Gli attacchi d’ira, le scenate degne di premi Oscar, le lacrime urlanti dei bambini, gli spintoni, i morsi, gli strilli, che noi adulti definiamo capricci sono invece, espressioni di comportamenti vitali, chiari e normali di bisogni insoddisfatti e incompresi.

Diamo senso concreto alle mie parole: non vi è mai capitato di perdere il controllo? Oppure di non sapere bene cosa volete e innervosirvi per un non nulla? Non vi è mai capitato di non avere le parole giuste per esprimere una sensazione, un’emozione o uno stato d’animo e mandare tutti a quel paese convinti che siano glia altri a non capirvi?

Come mai a noi adulti tutto questo è concesso mentre ai bambini no?

Se quando diciamo “bravo” a un bambino intendiamo dire “comodo” dovremmo interrogarci meglio sulla nostra relazione educativa…non credete?

Vi faccio un esempio pratico: come bambino posso avere una paura matta dell’acqua che mi cade sugli occhi, perché brucia terribilmente e non capisco cosa davvero stia succedendo. Se poi ci si mette anche lo shampoo è il peggio che potesse capitarmi. Essere accecati è una sensazione terribile. Così preferisco non lavarmi, grattarmi la testa perché è sporca e mia mamma sarà convinta che sono un bambino capriccioso.

Noi adulti sappiamo che di shampoo non si muore, né riportiamo danni permanenti con un bagnetto, ma i nostri piccoli non ne hanno idea, e il nostro nervosismo di fronte alle loro innocenti paure non fa altro che aumentarle. 

I comportamenti dei bambini diventano meno bizzarri se ci caliamo nei loro panni, nella loro pelle sensibile, nella loro percezione amplificata del dolore e nella loro limitata conoscenza del mondo. 

 

I capricci non esistono, esistono i bisogni. 

 

I bisogni del bambino di scegliere da sé il suo meglio e il bisogno del genitore di tutelarlo da azioni che potrebbero nuocere alla sua salute. I bisogni del bambino di autodeterminarsi e anche il bisogno del genitore di arrivare in orario, di non fare brutte figure in pubblico, di avere la serata libera…

Quando questi bisogni entrano in conflitto, gli adulti, in genere, risolvono la questione classificando il comportamento come “capriccio” e sentendosi dunque autorizzati ad estinguerlo con le buone o con le cattive. 

Accogliere i bisogni del bambino è il fondamento per considerarlo un individuo degno di rispetto e amabile, anche se diverso da noi sotto molti aspetti. 

Qui ci ricolleghiamo all’importanza di avere coraggio per cambiare prospettiva e sceglierne una che ci permetta di rinunciare alla parola capriccio così da aprirsi ad un incontro profondo con il bambino che abbiamo davanti, significa imparare a parlare la sua lingua, sintonizzarsi sulle sue frequenze e saper leggere i segnali. 

Le parole che usiamo per descrive una situazione la dicono lunga su come la vediamo. 

Iniziate semplicemente, quando vi sentite preda di comportamenti incomprensibili dei vostri bambini a cambiare la parola con la quale definite l’accaduto da capriccio a bisogno e accogliete la sensazione che vi arriverà nell’anima. 

 

Provate!

03/02/2022

Giorni che contano

La prova provata

la prova provata

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03/02/2022

Giorni che contano

La prova provata

Come è stato sostituire la parola capriccio con la parola bisogno?

Gli strambi e fastidiosi comportamenti dei vostri bambini sono diventati la prova provata di bisogni insoddisfatti che sta a noi adulti, come educatori e genitori, individuare ed accogliere oppure no?

Non bisogna prenderla troppo sul personale, mai! Vostro figlio non vuole ferirvi, urtarvi o portarvi all’esasperazione. Sta solo cercando di fare del suo meglio, anche se questo meglio non è sufficiente per voi. Sta esprimendo una sua necessità evolutiva, magari anche un disagio, come riesce.

È difficile…non credo!

Non esiste facile o difficile, ma esiste quello che sappiamo fare e quello che non sappiamo fare… e in questo ultimo caso è necessario imparare.

Imparare ad accogliere i bisogni dei bambini significa insegnare loro ad avere fiducia in noi. I bambini si sentono intimamente capiti e supportati nei loro tentativi di esplorare il mondo. Imparano che la loro voce conta, che non devono rinunciare a sé stessi per far contento qualcun altro, che la guida non passa per prepotenza, che le differenze sono un valore e che se anche si hanno esigenze diverse si può mediare con amore, rinunciando alla violenza.

La mente dei bambini è una mente assorbente che necessita di tempo, tempo ben preciso e scandito per l’acquisizione di determinate abilità. I bambini hanno il loro modo d’interpretare il mondo e hanno le loro ragioni, ma spesso proprio perché piccoli uomini e donne non sono ancora in grado di comunicarle in modo comprendibile e il loro punto di vista viene banalizzato e quindi non considerato.

Il loro sistema nervoso ancora immaturo gestisce il “pericolo” (ripensiamo al bagno e allo shampoo) in maniera grossolana, attivando risposte che noi adulti potremmo giudicare sopra le righe.

È semplicemente una questione di punti di vista e non dimentichiamo mai che il punto di vista è sempre e solo la visione di un unico punto!

Lavorare con i bambini mi ha permesso di crescere e mi ha insegnato ad abbracciare orizzonti sconosciuti fatti di ascolto, di attenzione e di silenzio. Mi sta insegnando a evitare il pericoloso pregiudizio di avere già le risposte giuste, di “credere di sapere”.

Vi siete mai arrabbiati perché qualcuno di metteva fretta?

Il ritmo naturale del vostro bambino è molto più lento del vostro.

Lui non ha il senso del tempo che hanno gli adulti: le cose da fare non gli sembrano così urgenti. Lui non sa fare progetti per il futuro come facciamo noi. Il vostro bambino vive la vita al presente.

Gli esempi concreti che ci permettono di calarci nella quotidianità di tutti i giorni ben si prestano per una maggiore comprensione.

Le azioni future dei nostri figli saranno determinate da ciò che gli abbiamo insegnato e perciò dall’esperienza e dall’esempio che gli sono stati dati.

I capricci non esistono, punto!

Esistono i bisogni!

Quali sono quelli fondamentali per il bambino?

A presto!

 

20/01/2022

Artigiani di Felicità

Di cosa parleremo in questa rubrica

di cosa parleremo in questa rubrica

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20/01/2022

Artigiani di Felicità

Di cosa parleremo in questa rubrica

“Come ogni attività che suscita stupore e meraviglia,

una vita felice è frutto d’impegno, coscienza,

ottimi maestri e progetti d’eccellenza”.            

(Luca Stanchieri)

 

Questa rubrica sarà uno spazio dove parlare di felicità e in cui vi accompagnerò nella scelta di vivere una vita felice! Insomma si può essere felici e io v’insegnerò a esserlo! Scettici?! Pazienza, non fa niente, imparare qualcosa di nuovo è sempre una sfida interessante!

Iniziamo sfatando un mito, quello della fortuna.

Vi racconto un fatto accadutomi durante una mia formazione: stavo parlando di alcune circostanze specifiche riguardanti il mio gruppo di lavoro e dissi “sono fortunata, vado d’accordo con le mie colleghe e il mio ambiente di lavoro è molto sereno “, a queste parole la mia formatrice, una donna fantastica di nome Lucia Merico, mi disse “la fortuna non esiste, analizza come ti poni tu nella vostra relazione “.

Queste parole sono state per me una campanella che ha risuonato e risuona sempre quando sento parlare di fortuna, perché sono state la conferma che il “caso” non è mai un “caso”. Tutto ha un suo senso, e lo sapevo, ma a volte serve qualcuno o qualcosa che ci riporti all’essenziale!!!

Abbiamo la tendenza a congratularci con la fortuna, quando le situazioni della vita ci vanno bene, e invece ci denigriamo, ci sentiamo in colpa, ci mettiamo, subito, in prima persona, sentendoci responsabili quando le questioni della vita non seguono la strada che avremmo voluto.

Che dite, non vi sembra “due pesi? due misure?”: se va bene è stata la fortuna, ma se vale è stata colpa mia? Qualcosa non torna! Colpa o fortuna dunque?

Conoscete il detto “io sono responsabile di quello che dico e non di quello che tu capisci”?  ebbene non sono d’accordo …se il mio obiettivo è quello di portare a conoscenza il mio pensiero, che può essere interessante o meno, io devo essere in grado di farmi capire se non voglio che i miei pensieri restino solo miei, e ho piena responsabilità quindi anche del modo, del come parlo di un determinato argomento, che termini uso per esempio.

Questo per dirvi che la responsabilità mia, or ora, non sta solo nel non fare errori ortografici e di sintassi, ma anche nel trovare le parole giuste che vi permettano di comprendere i concetti che vorrei vi toccassero la mente e il cuore, ed è chiaro che è mia anche la responsabilità di quello che capirete dalla lettura della mia rubrica.  La mia felicità, che deriva anche dal fatto che questo articolo arrivi nell’anima di qualcuno, dipende da me, e non dalla fortuna. Siete d’accordo?

Anche la felicità è una questione di responsabilità…siamo sempre responsabili delle scelte che facciamo, nel bello e nel brutto come nel bene e nel male, e sono ancora loro, le nostre decisioni che ci portano a percorrere una strada invece che un’altra.

Qual è l’elemento che ci permette di generare alternative felici per la nostra vita?

LA CONSAPEVOLEZZA

Il web è pieno di definizioni ampie, esaustive e anche ridondanti del termine.

La consapevolezza è “so bene dove sto andando, per quale motivo, ho gli strumenti che mi servono e le capacità per andare proprio in quella direzione”.

Vi faccio un esempio: io amo molto fare trekking in montagna, e sono ben consapevole che non posso salire il Gran Paradiso, da un giorno all’altro solo perché ho il desiderio di farlo oppure perché so che poi lassù starò meravigliosamente bene, o ancora perché so di avere nelle gambe e nel fiato la presunta potenza fisica che mi serve per l’ascensione e ho, anche, in testa la motivazione giusta. La mia consapevolezza, piena, dell’obiettivo da raggiungere, mi porta anche a considerare altri elementi come l’allenamento reale ed effettivo portato a compimento, la scelta dell’attrezzatura adeguata, la conoscenza precisa e puntuale del percorso, la fiducia nei compagni di cordata…e sono solo alcuni degli elementi da tenere in considerazione.

La consapevolezza è, anche, questo: il sentire, dentro, la padronanza della scelta da farsi dopo aver preso in considerazione tutti gli elementi in nostro possesso, per auspicarsi il successo desiderato in relazione ad un determinato obiettivo.

Consapevolezza, colpa, fortuna, felicità…cosa sono per te?

Quale significato dai ad ognuna di queste parole?

A presto!

“Se non ti piace dove stai cambia.

Non sei mica un albero.”

(Jim Rohn)

17/01/2022

Le domande degli occhi

Come comunicano i neonati

come comunicano i neonati

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17/01/2022

Le domande degli occhi

Come comunicano i neonati

Io lavoro con i bambini piccoli, e non parlano. O meglio non colloquiano con me, ma comunicano, eccome se lo fanno!

Mi lasciano entrare nel loro mondo espressivo attraverso il corpo, le mani, il pianto o il lamento, il sorriso o la risata, la postura attenta e vigile se interessati o distratta e sbadata se annoiati, mi lasciano entrare nei loro pensieri e mi rispondono con la dolcezza, la delicatezza e anche con le smorfie o le arrabbiature, con il movimento che mentre passano i giorni diventa sempre più finalizzato e preciso, ma soprattutto mi rivelano il loro universo con lo sguardo, con i loro occhi.

Io vorrei riuscire, in questa rubrica, a farvi capire l’importanza dell’osservazione e dell’attenzione che devono diventare due costanti quando siamo con i nostri figli.

Sempre dovremmo essere osservatori attenti di tutto quello che ci circonda.

Iniziamo allora, facendo un passo alla volta, ed è molto probabile, così facendo, che riusciremo davvero a mettere in atto un’originale strategia che ci permetta di guardare alla relazione educativa con una competenza osservativa nuova che ponga attenzione non solo al rapporto genitori/figli, ma anche al bambino e al suo ambiente, al bambino in relazione agli altri bambini e al bambino in rapporto alle sue dinamiche di apprendimento.

Come educatrice Montessori, questo tipo di osservazione è diventata parte fondamentale e indispensabile per il mio lavoro, è una bussola che orienta sempre il mio agire, in relazione alle decisioni che devo prendere in merito alla proposta di attività per i bambini, allo studio e alla progettazione dell’ambiente dedicato a loro. Maria Montessori sapeva che non era cosa facile: “E’ un’attitudine che bisogna sviluppare con l’esercizio. Per osservare bisogna essere “iniziati”.* Così scriveva rivolgendosi in modo specifico alla formazione dell’insegnante.

Bisogna essere “iniziati” …

 

Tre sono gli elementi fondamentali per imparare ad osservare correttamente:

  • non giudizio
  • silenzio
  • pazienza

 

Fate una prova, osservate per un quarto d’ora una situazione reale sperimentando i comportamenti che vi ho elencato e riportate su un quaderno quanto avvenuto…vi renderete conto immediatamente che non è cosa facile, ma d’immensa soddisfazione. Notare aspetti che non avevate mai visto vi arricchirà lo spirito!

Non giudicare …gli aggettivi bello o brutto già sono una sentenza … per esempio, ci avevate pensato?

Silenzio …non dire assolutamente nulla, né con le parole né con il corpo, quando tutto il nostro comportamento è comunicazione significa avere piena consapevolezza di sé stessi e di come ci poniamo nella situazione che vogliamo osservare.

La pazienza…aspettare senza fare niente per il nostro tempo rappresenta quasi una chimera, abituati come siamo al tutto e subito.

Mettetevi alla prova, iniziate ad allenarvi!

E un giorno dopo l’altro questa nuova abilità attentiva farà parte di voi, permettendovi ci cogliere sfumature di colori inaspettate.

A presto!

* M. Montessori, L’AUTOEDUCAZIONE, Garzanti, Milano 2014, pag. 116

 

 

 

10/01/2022

Giorni che contano

Partiamo dal principio: i primi mille giorni

partiamo dal principio i primi mille giorni

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10/01/2022

Giorni che contano

Partiamo dal principio: i primi mille giorni

L’età dell’oro dell’essere umano, ha detto Maria Montessori, è quella che va da 0 a 3 anni: il bambino in quel periodo incarna i caratteri della nostra specie, in particolare quelli del movimento, del linguaggio e del pensiero. Scrive ne la “Mente del Bambino” a pag. 23: “Il periodo infantile è un periodo di creazione; nulla esiste all’inizio ed ecco che circa un anno dopo la nascita, il bambino conosce ogni cosa. Il meraviglioso passo compiuto dal bambino è quello che lo conduce dal nulla a qualchecosa, ed è difficile per la nostra mente afferrare questa meraviglia”.

 “I primi mille giorni”, i giorni che contano appunto, è da qui che prende avvio la scoperta. I bambini da zero a tre anni passano attraverso alcune fasi e in ciascuna di esse raggiungono particolari abilità motorie: striscia, inizia a stare seduto, cambia posizione, gattona, fa le prime prove di equilibrio e poi cammina. Crescendo il bambino sviluppa e affina il suo coordinamento motorio e cambia il suo rapporto con l’ambiente, e assistiamo ai processi di mielinizzazione, osservazione e imitazione. Queste qualità sono stimolate dalla presenza di altre persone, dalla spinta della crescita interna e dalla possibilità di muoversi liberamente e in sicurezza in una ambiente adatto. Argomento che tratteremo spesso….l’ambiente adatto: pilastro della pedagogia montessoriana.

Oltre ad invitarvi a leggere la “Mente del bambino” di Maria Montessori per approfondire l’argomento dal punto di vista scientifico, attraverso le sue parole che non hanno bisogno di nessuna interpretazione, voglio riportarvi alcuni pensieri della Lucangeli che nel suo “A mente accesa” conferma e amplia il tema, a pag 232: “I primi mille giorni si calcolano partendo dal concepimento e arrivano fino al secondo anno. Toglie il fiato scoprire che, in questa finestra evolutiva, arrivano praticamente a compimento tutti i processi principali che determinano il neurosviluppo: a due anni il cervello ha raggiunto circa l’80 percento della dimensione adulta e presenta un numero esorbitante di connessioni sinaptiche. Per tutto questo periodo, in cui la plasticità è massima e l’individuo programma epigeneticamente tessuti e organi in risposta alle informazioni provenienti dall’esterno, l’ambiente può giocare a favore o contro”. 

Anche per la Lucangeli l’ambiente può fare la differenza!!!

Quando la Montessori si riferisce al bambino definendolo padre dell’uomo, costruttore dell’essere o ancora operaio di umanità lo fa per farci comprendere la natura e la missione dell’infanzia e vuole portarci a comprenderne la vera funzione creativa della realtà psichica e culturale della nostra specie.

Sta ora a noi come adulti, genitori, educatori imparare a guardare all’infanzia con uno sguardo nuovo che ci permetta di cogliere e di toccare con mano le sorprendenti intuizioni della Montessori.

Servono due cose: il desiderio di scoperta per avventurarsi con coraggio ed entusiasmo in un luogo non conosciuto e una guida alla quale affidarsi che ci indichi la strada.

Tu come guardi all’infanzia?

Cosa pensi quando guardi tuo figlio mentre gioca?

Credi a quello che ha scoperto la Montessori?

Questa rubrica funzionerà così: partendo da un argomento che vi illustrerò sotto la lente montessoriana, arriverò alla conclusione lasciandovi con qualche domanda che vi permetta di farvi venire qualche sano dubbio o qualche forte verità!

A presto!

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