Logo Santina BossiniLogo Santina Bossini
  • Home
  • Chi sono
  • Servizi
  • Blog
  • Rubriche
    • Giorni che contano
    • Le domande degli occhi
    • Artigiani di felicità
  • Eventi
  • Contatti

omnisearch_title

  • Home

Rubriche

Questo spazio dedicato alle mie rubriche vuole essere un "posto" di condivisione, non solo di confronto su riflessioni o filosofie, ma anche e soprattutto sulla comunanza di esperienze di vita, di quotidianità, di concretezza, partendo da un semplice e allo stesso tempo complesso concetto che impariamo facendo e solo facendo impariamo. Tutti!

19/02/2023

Giorni che contano

Scelte coraggiose

scelte coraggiose

Continua la lettura

19/02/2023

Giorni che contano

Scelte coraggiose

SCELTE CORAGGIOSE

Ultimamente in studio, come a scuola, mi stanno arrivando queste domande…

“Cosa ne pensi tu dei fratelli?”, “Non è che, se faccio un fratellino adesso a Paolo, che ha solo due anni, gli creo un trauma?”, “Io sono figlia unica e non vorrei che mia figlia vivesse la solitudine che ho vissuto io, tu che ne pensi, vogliamo fare un altro figlio?”

L’aspetto che più mi ha colpito, di questi genitori, e sul quale voglio portarvi la mia riflessione è in merito al loro coraggio e al coraggio della vita che spinge, sempre, per essere accolta, vissuta, festeggiata ed esaltata.

In un momento storico come quello che stiamo vivendo, dove sembra che tutto debba rispondere a dei dettami di velocità, bellezza, ricchezza, apparenza per essere degno di nota, i genitori, che scelgono di avere più di un figlio, si sentono quasi in dovere di chiedere l’approvazione esterna, per portare a compimento l’aspetto più meraviglioso in assoluto della vita stessa, ossia il concepimento e la nascita di un nuovo essere umano.

La forma più alta di amore e di rispetto per la vita stessa fin dal principio richiede invece, lentezza, imponendo di rispettare i tempi lenti dei bambini appena nati, a volte bruttezza,  dovendo accettare il corpo che cambia, altre volte povertà, obbligando a fare anche i conti economici con i bisogni famigliari che aumentano, e altre volte ancora, la nascita costringe a fare i conti con l’ effimera apparenza che viene spodestata da una concretezza disarmante che porta alcune famiglie ad entrare in momenti critici proprio durante i primi mesi di vita dei nuovi nati.

Vorrei esaltare, quindi, il coraggio di questi genitori, e vorrei farlo proprio attraverso la visione del Coaching umanistico e del suo mentore Luca Stanchieri che definisce il coraggio come una virtù che viene espressa attraverso modi personalissimi di affrontare la paura, ed in effetti non esiste coraggio senza paura.  

Il coraggio racchiude quattro poteri fondanti la virtù e arriviamo a conoscerne le diverse dimensioni potenziali che si traducono nell’audacia, per esempio, che è “la disposizione ad agire volontariamente, in circostanze dove i rischi sono rilevanti e valutati, allo scopo di ottenere o preservare il bene individuale o comune, che, nel caso in cui non si agisse, verrebbe perso o non realizzato”[1].

Gli altri elementi di potenza della virtù del coraggio sono la persistenza, l’integrità e la vitalità, tutte potenzialità che insieme all’audacia, appunto, esprimono la volontà nel raggiungimento di obiettivi, che non può esimersi dal non dover affrontare ostacoli per raggiungere il successo.  

E quale miglior obiettivo di successo se non dare la vita ad un nuovo essere umano?

Il futuro, il nostro futuro ha bisogno, estremo bisogno del coraggio di questi genitori!

Magari non andrà, sempre, tutto bene, anzi è quasi certo che ci saranno momenti felici, e altri meno, periodi sereni e altri no, ma, sempre, ne sarà valsa la pena!

Evviva la vita!

 

 

[1] Luca Stanchieri, SCOPRI LE TUE POTENZILITA’, Franco Angeli Edizioni, pag. 85

29/11/2022

Giorni che contano

Come impariamo a fare i genitori?

come impariamo a fare i genitori

Continua la lettura

29/11/2022

Giorni che contano

Come impariamo a fare i genitori?

27 novembre 2022

 

Come impariamo a fare i genitori?

 

Seguendo il pensiero di Bruno Bettelheim, descritto nel suo meraviglioso libro "Un genitore quasi perfetto", sono convinta che nessuno possa insegnare ad altri a fare il genitore.

Le nostre personalità di adulti in relazione alla crescita dei nostri figli creano una relazione sempre nuova dalle molteplici sfaccettature, spesso diverse da una situazione all'altra. E solo noi stessi siamo in grado di sapere cosa è bene fare. O meglio non fare.

 

Maria Montessori aveva anticipato anche questo: lei, attraverso il suo modo particolare di osservazione ci esorta a guardare, al bambino e alla nostra relazione con lui, in modo nuovo, utilizzando un profondo modo di "sentire" le nostre anime che solo noi, i diretti interessati, possiamo fare e che di conseguenza, solo noi possiamo decidere quali strategie alternative mettere in atto per risolvere determinate difficoltà.

 

Più approfondisco lo studio del pensiero di Maria Montessori più lo sento risuonare dentro di me come indispensabile conoscenza per la crescita e lo sviluppo del futuro dell'umanità, più vorrei che tutto il mondo non solo lo conoscesse, ma lo  condividesse: il mio accompagnamento alle famiglie, ai genitori, infatti, lungi dal  volere esser una dispensa di consigli e raccomandazioni, vuole essere un aiuto nella comprensione di se stessi e della propria spontaneità, perché solo nella sincerità dei rapporti è possibile coltivare la reciprocità, assolutamente singolare di ogni relazione, genitore-figlio. 

 

Quindi? Ora? Come s’impara a fare i genitori?

 

Osservando, comprendendo e conoscendo: quando osservo mi concedo il privilegio di guardare con estrema attenzione quello che sta accadendo, con comprensione cerco di capire, nel vero senso della parola di “afferrare con la mente” la situazione senza l’arroganza del “tanto io so già cosa sta accadendo”, e per ultima, ma con centrale importanza è fondamentale la conoscenza, di noi stessi e del bambino che abbiamo di fronte, per fare in modo che queste tre caratteristiche possano lavorare in sinergia fornendoci le risposte della quali abbiamo bisogno.

 

La crescita e l’educazione dei nostri figli dipende dalla nostra crescita e dalla nostra educazione! Forza dunque!

 

Diamoci da fare!

 

 

11/09/2022

Artigiani di felicità

Siamo tutti diversi, e sublimi...o no?

siamo tutti diversi e sublimi o no

Continua la lettura

11/09/2022

Artigiani di felicità

Siamo tutti diversi, e sublimi...o no?

SIAMO TUTTI DIVERSI, E SUBLIMI, … O NO?

“Guardi maestra che il mio bambino deve diventare bravo come suo cugino” …

Con questa frase una mamma, la settimana scorsa, durante l’ambientamento, ha presentato suo figlio ad una mia collega, maestra della Casa dei Bambini.

Non leggete, subito, cosa ne penso io al riguardo.

Voi cosa ne pensate? Non vi sembra che ci sia qualcosa che stride?

Partiamo dal presupposto che ognuno di noi ha le sue peculiarità, le sue caratteristiche e potenzialità che sono uniche e irripetibili, e che questo concetto è molto decantato, quasi osannato tanto che si sente ovunque, in tutti i programmi rivolti all’educazione, si legge su tutti i patti ci corresponsabilità scuola – famiglia, si sente da tutte le persone che si occupano in una forma o in un’altra di formazione e di crescita personale, social e non, ma, in soldoni, in concreto, è vero? Riformulo la domanda: secondo voi davvero ognuno di noi può esprimere liberamente sè stesso o invece, in alcuni contesti e momenti dello scorrere della vita, deve uniformarsi a quello che chiede la società?

Come canta Cremonini… tutti vogliono il numero 10 sulla schiena e nessuno vuol essere Robin.

E allora che facciamo? Continuiamo in questa corsa sfrenata e competitiva al mille per mille nella quale trasciniamo anche i bambini o impariamo, impariamo ad accettare quello che non possiamo cambiare e cambiare quello che invece possiamo fare, oppure no?

Riflettiamo insieme sui continui bombardamenti mediatici per come dobbiamo essere: dobbiamo avere la famiglia del Mulino Bianco, con la casa singola e il giardino, il cane, un lavoro redditizio, i figli super dotati e super impegnati, così da avere la bella vita piena d’impegni sull’agenda del telefono, dobbiamo essere in salute e informa, snelli, belli, affascinanti, dobbiamo poi avere un bel profilo social, amici veri o finti, ma tanti, una vita felice artificiale  o fedele che sia, e poi, ciliegina sulla torta dobbiamo essere felici, perché tutto quello che siamo e che abbiamo dovrebbe essere nato dal nostro stesso desiderio.

Quante stupidate tutte insieme…non si può sentire…

Il fatto grave, a mio avviso, si verifica quando arrivano domande come quella che vi ho presentato all’inizio dell’articolo perché smontano in un attimo tutto il lavoro che, invece, tentando di andare contro corrente si cerca di fare nelle scuole Montessori, dove la centralità della personalità individuale del bambino e delle bambine è messa sempre al primo posto.

Domande come nell’esempio nascono da giudizi molto forti sulla persona, e molto probabilmente questa mamma è anche molto giudicante nei suoi stessi confronti. Nascono da aspettative poco realistiche, nei confronti del figlio, dettate da valutazioni sommarie e pressapochiste, e ancora dalla necessità di fare paragoni tra un bambino e l’altro per sentirsi più all’altezza della gestione della situazione educativa lei stessa.

Questa mamma dovrebbe venire in consulenza da me.

Educare per Maria Montessori corrisponde ad aiutare il bambino a sfruttare la potenza auto-educante di cui ognuno è portatore. Il suo metodo parte da bambini con problemi di tipo psichico, per espandersi poi ai bambini normodotati. Questo tipo d’idea pedagogica pone come oggetto dell’osservazione non solo il bambino in sé, ma la scoperta del bambino nella sua spontaneità e autenticità in un ambiente pensato a sua misura, nella quale possa agire spontaneamente e tutto deve essere pensato, concepito e adeguato alle esigenze di sviluppo. Questo per dirvi come la dott.ssa Montessori già cento anni fa aveva colto l’elemento dell’unicità per poter esprimere il proprio vero essere che sta alla base della vita felice, mi pare invece che per realizzare tutto questo serve ancora percorrere tanta strada: il figlio della signora della domanda d’inizio non sarà mai “come” il cuginetto, ma sarà come sé stesso, a patto che non glielo impedisca nessuno.

“Si può elevare chiunque faccia fruttare i propri talenti e il premio è accessibile a tutti, siano possessori di molti o di un solo povero talento”.

Così scriveva Maria Montessori nel suo libro “La scoperta del Bambino” a pagina 15.

A presto!

 

08/09/2022

Le domande degli occhi

L'ambientamento al nido

l ambientamento al nido

Continua la lettura

08/09/2022

Le domande degli occhi

L'ambientamento al nido

8 settembre 2022

L’ambientamento al nido.

Entriamo, con questo articolo, nell’aspetto più emotivo e intimo di voi mamme soprattutto, ma in generale di coloro i quali seguiranno l’ambientamento.

Vorrei portare alla vostra attenzione un’immagine che rappresenta 3 cerchi che s’intersecano, tipo questa , per richiamare alla mente l’aspetto circolare degli elementi in azione che s’intersecano in più occasioni durante questo periodo di ambientamento che non dimentichiamolo mai, è un momento di passaggio.

Il passaggio presuppone che si passi, appunto, da un posto ad un altro ed in effetti molti di voi, per la prima volta, vivranno il primo vero e proprio distacco dal proprio bambino o bambina.

Non solo entrano nella relazione tre soggetti che non si conoscono quasi per niente, ma questi soggetti che siamo poi noi, in un tempo relativamente breve, devono creare un legame di fiducia che permette ai bambini di stare bene durante tutta la giornata, ai genitori di lavorare con serenità e di non sentirsi in colpa e a noi educatrici di gestire al meglio la cura dei vostri bambini introducendo in modo graduale il metodo Montessori.

L’ambientamento al nido, rappresenta un processo emotivamente complesso che ha bisogno di un PIANO D’AZIONE.

Una prima parte del piano si riferisce alla parte pratica: orari, regole da condividere, ruotine da rispettare, considerando che anche per noi adulti, genitori o educatori, vale la stessa cosa che per i bambini: più affrontiamo con conoscenza una cosa nuova più la nostra ansia in merito si attenua. Per quanto riguarda, invece, il resto del piano d’azione presuppone semplicemente la conoscenza e la presa di consapevolezza di alcune dinamiche emotive, assolutamente legittime, che potreste provare durante il periodo dell’ambientamento.

Partiamo da un presupposto di base … l’accettazione incondizionata delle emozioni dei vostri bambini e delle vostre soprattutto… questo significa, principalmente, non fare finta che tutto va bene, se bene tutto non va. Provare tristezza, dispiacere, nostalgia, rabbia, paura è del tutto normale e naturale. Tutte le emozioni, spiacevoli che siano, devono essere accolte sempre e mai negate. È importante, molto, nominarle, dare un nome alle emozioni che si vivono, soprattutto se negative, in quanto nominandole perdono d’intensità e ci permettono di essere più predisposti a viverle.

I vostri bambini vivranno molte separazioni nel corso della loro vita, e hanno bisogno d’imparare a gestirle, sapendo di poter contare sul supporto empatico di noi adulti. Impariamo a metterci nei loro panni senza lasciarci trascinare nelle loro disperazioni emotive. “Sei triste e ti capisco, anche io vorrei essere a casa a fare le coccole con il mio Carlo e invece sono al lavoro, vedrai che andando avanti andrà sempre meglio”. Questa frase vuole essere un pratico esempio di accoglienza empatica. Accogliere il pianto del bambino, oppure qualsiasi altro modo attraverso cui egli comunica il suo stato emotivo, è fondamentale perché gli permette di “fare esperienza” della frustrazione, ma con accanto qualcuno di affidabile e certo che lo contenga e lo rassicuri, e si faccia da vero e proprio contenitore per reggere il carico emotivo sconosciuto al bambino.

La reazione del pianto del bambino, nel momento cruciale del distacco dalla mamma,  non vuole dire che “è male inserito”, ma ha un significato più profondo e in chiave pedagogica si ci sta comunicando, con l’unico modo che conosce che sta facendo fatica, a volte anche molta fatica:

fatica a fidarsi di persone che non conosce,

fatica a districarsi in un ambiente che non è il suo famigliare,

fatica ad adattarsi, volente oppure no, a ritmi e orari che non sono più i suoi,

fatica a doversi confrontare con degli altri bambini in un momento dove il suo egocentrismo è la cosa più importante della vita,

fatica a trovare un nuovo ordine nelle cose in uno dei periodi sensitivi più dettato alla ricerca e al desiderio di ordine sopra ogni cosa.

E allora cosa faccio, come mamma, adesso che so che farà fatica? Magari potrei pensare che “Siccome farà fatica, quasi quasi non lo mando più al nido”!?!?

A questo punto è necessario che rispondiate sinceramente a una domanda molto importante…

COSA STATE CERCANDO PER IL VOSTRO BAMBINO? La risposta a questa domanda cruciale andrebbe considerata aldilà dell’aspetto di necessità per mantenersi il posto di lavoro, ma entrando nel intimo della vostra anima di mamme e genitori.

Lo scopo, la mission, per essere più trendy, di un nido Montessori è accompagnare l’indipendenza del bambino e il tanto amato slogan montessoriano: “aiutami a fare da solo”, qui si esprime in tutta la sua potenza e valenza educativa, e potrebbe essere tradotto più o meno così: “piangi, lo so che ti fa male, ma io ci sono, sono a fianco a te, e insieme affrontiamo la tempesta”.

Non a caso la dott.ssa Montessori si riferiva al bambino come “bambino Maestro”, proprio perché attraverso la fiducia che riponiamo in lui, sarà lui, il bambino ad indicarci la strada da seguire, anche durante l’ambientamento. I bambini, hanno tutte le carte in regola per potercela fare, sempre, a modo loro, con noi al fianco.

A questo punto, credo, capiate quando sia importante e determinante la presenza equilibrata e sana di adulti, di genitori, che pur consapevoli di una bella dose di ansia che andrà gestita nel vostro modo migliore, sappiano di poter contare su educatrici che accoglieranno non solo il bambino, ma bensì l’intera famiglia.

Il vostro bambino si fiderà dell’ambiente Nido, quando voi, per primi, vi fiderete.

 

 

 

09/05/2022

Giorni che contano

Auguri MAMMA!

auguri mamma

Continua la lettura

09/05/2022

Giorni che contano

Auguri MAMMA!

AUGURI MAMMA!

Che dire …sarà pure una frase fatta, ma è vero, di mamma ce n’è una sola!!!

Gli occhi di lei che ci guardano per la prima volta quando nasciamo ci guarderanno per tutto il resto della nostra vita. Qualche volta ci andrà bene e qualche altra volta no: qualche volta vorremmo toglierci quello sguardo sentendolo pesante e altre volte lo cercheremo perché affettuoso e confortante.

Nei primi mille giorni di vita è lei, la mamma, che permette la costruzione di fiducia in noi stessi, nell’uomo o nella donna che saremo, è lei che trasmette la certezza nelle capacità del bambino che siamo stati e che lo accompagna nella sua espressione. A volte, per mancanza di conoscenza può fare degli errori madornali, e spesso l’amore quello con la A maiuscola, il cambiamento, la crescita personale, sopperiscono agli sbagli fatti. Scrive Maria Montessori al riguardo: “è necessario che l’individuo adulto cerchi di acquistare intelligenza delle necessità infantili e sappia frenare il proprio orgoglio di plasmatore”[1].

Una delle relazioni più importanti per tutti noi, che nasce nei primi anni di vita, che ha come protagonisti il bambino e la sua mamma o chi si prende cura di lui o lei, è il legame di attaccamento. Nei primi nove mesi il bambino si deve adattare all’ambiente esterno completamente nuovo e insolito per lui, considerando la super comodità della panciona della sua mamma, sempre calda, ovattata, nutriente, all’interno della quale non doveva fare proprio un bel niente. Si trova, tutt’un tratto, catapultato in un “fuori” pieno di luce, freddo, rumoroso, e deve abituarsi a tutto questo. Pensate ai grandi passi da gigante che fa: nel giro di un anno lascia le sue primi tracce verso il mondo, partecipa attivamente alla scelta dei giochi da fare, esprime chiaramente i suoi gusti alimentari e inizia così a formarsi la sua indipendenza.

Qui, come adulti, dobbiamo gettare le basi di un attaccamento sicuro, forte, presente e senza ombra di dubbi, perché tutto questo è essenziale come l’aria che il bambino respira, per poter crescere sereno e felice. Impara ad affidarsi alla sua mamma con fiducia, certo che gli presterà ascolto e che quando servirà gli fornirà aiuto e supporto.

Il concetto di attaccamento tanto caro alla psicologia infantile, vuole che le esigenze di contatto e nutrimento siano regolarmente soddisfatte: tra la mamma e il suo bambino si crea un legame emotivo speciale che di solito dura per tutta la vita!

Di cosa hanno davvero bisogno i bambini piccoli per rispondere alle loro necessità di attaccamento? Potrà sembrarvi un poco strano, ma sono pochi aspetti e anche semplici perché vale sempre un principio base “meno è meglio”:

braccia amorevoli

un posto in cui sgranchirsi

un posto in cui dormire

cibo a sufficienza

una casa calda e accogliente

La relazione con la mamma è unica e una volta stabilita si mantiene inalterabile come la più forte relazione d’amore e come prototipo per tutte le successive relazioni affettive!

Non sempre è facile e felice essere mamma, dobbiamo conciliare mille impegni e vorremmo sempre riuscire a fare tutto al meglio! Le fatiche dei cambiamenti di vita, gli imprevisti sempre dietro l’angolo ad aspettarci, la responsabilità di una vita altra che risiede nelle nostre mani, sono tutti aspetti che, a volte, ci fanno provare ansia, frustrazione e che deludono le nostre aspettative idealizzate di poter essere sempre una “brava” mamma!

Gli errori sono i nostri migliori maestri, quando riusciamo a lasciarli parlare con noi e accettiamo il loro insegnamento cercando di non giudicarci troppo severamente, i nostri sbagli ci svelano aspetti particolari, singolari di una determinata situazione che se non avessimo sbagliato non avremmo colto!

Sono una mamma, ho sbagliato spesso, mio figlio Carlo può confermare.

Sono una figlia, ho sbagliato spesso, mia mamma Anna può confermare.

Sono anche Santina, sto imparando a fare sempre errori diversi, sono felice, e auguro a tutte le donne del mondo, mamme o meno, una meravigliosa festa della mamma!

A presto!

 

 

[1] M. Montessori, Il bambino in famiglia, Garzanti Elefanti

26/04/2022

Artigiani di felicità

Faccio quello che voglio oppure voglio quello che faccio?

faccio quello che voglio oppure voglio quello che faccio

Continua la lettura

26/04/2022

Artigiani di felicità

Faccio quello che voglio oppure voglio quello che faccio?

Il titolo di questo articolo non è “nato” da me. Un bimbo di poco più di cinque anni rispose così alla domanda di una signora che mentre si guardava attorno in visita ad una scuola Montessori, gli chiese: “Così questa è una scuola dove fate tutto quello che volete?”, il bimbo, appunto rispose “no signora, noi qui non facciamo quello che vogliamo ma vogliamo quello che facciamo”.[1]

E noi? Chi di noi riuscirebbe a rispondere in maniera così sapiente?

Tra pochi giorni sarà il primo maggio, la festa dei lavoratori, e tutti noi sappiamo bene quanto l’aspetto lavorativo incida, nel bene o nel male, sulla nostra qualità della vita, sulla nostra felicità…ricordate l’importanza della felicità dell’opera nell’entusiasmante cammino verso l’obiettivo di una vita felice? Il bambino di prima, con la sua risposta, ci fa capire subito la differenza tra fare qualcosa e amare quello che si sta facendo.

Non tutti amano quello che fanno, a livello lavorativo, e molto saggiamente decidono d’intraprendere delle attività, degli hobby, dei “passatempi” che cercano di sopperire a quella mancanza, permettendo in questo modo l’utilizzo di determinate potenzialità che potendo esprimersi bilanciano il sentimento di appagamento e quello d’insoddisfazione raggiungendo un compromesso soddisfacente.

Qualcuno cambia drasticamente il proprio lavoro, qualcun’altro si adatta ad un modello “così fan tutti”, obbligandosi per scelta a fare qualcosa “tanto per lo stipendio”. 

Tu? Dove ti collocheresti?

Hai trovato un compromesso che ti soddisfa? Hai pensato fosse meglio adattarsi “tanto per lo stipendio”? Oppure hai deciso di cambiare?

Tutte e tre queste opzioni, le più comuni, ma potrei citarne molte di più, nascono da scelte libere che presuppongono determinate responsabilità. Anche quando noi crediamo di non aver alternative possibili, per cambiare alcuni aspetti che non ci soddisfano, in realtà le abbiamo, ma non le vediamo.

Oppure le vediamo le possibili alternative, ma non le guardiamo con attenzione per paura di rimanerne affascinati, e ancora una volta dobbiamo fare i conti con le nostre responsabilità al riguardo.

Il nostro lavoro, il nostro fare, il nostro mettersi a servizio dell’umanità attraverso la nostra opera fanno sempre la differenza nella nostra concezione di felicità e il coach umanista serve anche a questo: specialmente quanto abbiamo difficoltà a trovare le energie necessarie e la motivazione, la conoscenza e il seguente allenamento delle proprie potenzialità diventano elementi determinanti perché è sperimentando la gratificazione, che deriva dall’esprimere il meglio di sé, che si acquisiscono straordinarie risorse psicologiche. 

Qualsiasi lavoro tu faccia, ti auguro di volere quello che fai!

A presto!

 

[1] M. Montessori, La mente del bambino, 2016, Ed. Garzanti Elefanti, Milano. Pag: 252

28/03/2022

Artigiani di Felicità

Scegliamo liberamente!

scegliamo liberamente

Continua la lettura

28/03/2022

Artigiani di Felicità

Scegliamo liberamente!

Scegliamo liberamente! 

Davvero?

Riflettevo sull’importanza fondamentale della “libera scelta” montessoriana per la formazione del piccolo d’uomo e le nostre scelte “libere” da adulti, e di come queste decisioni autonome influiscano poi sulla loro e nostra felicità.

“Il più grande dono che possiamo fare ai nostri bambini è di stare al loro fianco e lasciarli liberi di svilupparsi a modo loro…Poiché su questo argomento i nostri figli ne sanno più di noi”, queste sono parole di Maria Montessori dette durante un discorso rivolto ai genitori nel 1930 a Londra. 

L’argomento, molto vasto, della libera scelta del bambino è stato e lo è tutt’ora molto frainteso: libera scelta non significa “fai tutto quello che vuoi sempre e comunque” e la Montessori chiarisce subito con le parole che seguono: “Lasciare fare quello che vuole ad un bambino che non ha sviluppato la volontà è tradire il senso di libertà”. 

La libertà intesa da Montessori è, invece la conseguenza dello sviluppo attivo, costruito attraverso l’esperienza propria, in un ambiente preparato. La conquista della libertà è quel lungo lavoro di sviluppo su sé stesso che il bambino compie per creare sé stesso. Scrive ancora Montessori: “Nessuno può “sviluppare” un’altra persona. Lo “sviluppo” non si può insegnare”. Approfondiremo l’argomento della libera scelta del bambino, nelle rubriche dedicate a lui, affrontando anche il lavoro, la ripetizione e la concentrazione per comprendere meglio l’immenso lavoro di amore e rispetto fatto dalla dottoressa. 

Come il bambino, che per scegliere il meglio per sé stesso ha bisogno di libertà così lo è per noi adulti. Ma se è vero che al bambino la libertà di scelta serve per poter sviluppare sé stesso, a noi adulti le nostre libertà di scelta servono per esprimere chi siamo, per definire la nostra personalità. 

La libertà non arriva da sola. Arriva con la responsabilità. Pochi vogliono davvero essere liberi, proprio perché essere liberi significa assumersi le responsabilità delle proprie scelte. 

E per essere felici? Eccoci al nocciolo della questione…per essere felici dobbiamo sceglierlo, volerlo, prima di tutto e assumerci la responsabilità di quello che facciamo per raggiungere l’obiettivo. Possiamo anche sbagliare? Direi proprio di sì. Maria Montessori anche in questo c’insegna: gli errori sono muti maestri di vita vissuta. 

Per essere felici torniamo ancora alla libertà. Quella libertà, che per essere riconosciuta ha bisogno di coraggio, per uscire da schemi mentali e opinioni limitanti di noi, spesso retaggio famigliare involontario. Quella libertà che ha bisogno di conoscenza, dei vari metodi e tecniche per rispondere meglio alla domanda “ok, ma adesso come faccio?”.  Quella libertà che per essere espressa ha bisogno, anche, di allenamento: se davvero vogliamo imparare a sciare dobbiamo sciare…se davvero vogliamo imparare e essere liberi dobbiamo “liberarci”. 

Allenarsi per essere liberi significa fare i conti con “voglio quello che faccio” e non “faccio quello che voglio”.

Allenarsi per essere liberi vuole anche dire accettare il cambiamento di sé stessi e volerlo, sopra ogni cosa, sopra i giudizi delle persone accanto a noi, sopra le nostre paure d’insuccesso, sopra la fatica della prova. 

Allenarsi per essere liberi ci indica una guida da seguire, un mentore, che in alcuni momenti diventa di fondamentale importanza per raggiungere l’ambita meta dalla felicità, senza dimenticare che è il viaggio che ci porta alla meta e mai il contrario. 

Buon viaggio allora!!!

A presto.

07/03/2022

Artigiani di Felicità

Cosa intendo quando vi parlo di felicità. Prima parte.

cosa intendo quando vi parlo di felicita prima parte

Continua la lettura

07/03/2022

Artigiani di Felicità

Cosa intendo quando vi parlo di felicità. Prima parte.

Spesso diamo per scontato che i significati che ognuno di noi da a determinate parole, siano gli stessi per tutti e così facendo incorriamo ancor più spesso in molti fraintendimenti. 

Riflettendo su questo pensiero ho deciso di illustrarvi, nel migliore dei modi che conosco, il mio personale significato di felicità. 

Credo profondamente che la felicità sia un diritto di tutti e che è solo attraverso la felicità che si tende alla vita buona, alla buona vita, che è quella in cui si sviluppano le proprie forze, si realizza il proprio potenziale, si diventa quello che la natura c’impone di divenire. 

Come mai è così importante sapere e capire qual è la nostra concezione di felicità?

L’autorealizzazione strettamente legata alla felicità è una spinta istintiva innata che preme per esprimersi. Le capacità individuali non sono “solo” potenzialità, ma ancor prima sono bisogni da soddisfare. Famosissimo è questo pensiero di Maslow, che esprime senza ombra di dubbi il concetto: “Le persone intelligenti dovranno usare la propria intelligenza, le persone dotate di occhi per vedere dovranno impiegarli, le persone dotate di capacità di amare avranno l’impulso di amare e la necessità di amare per sentirsi sane. Le attitudini pretendono di essere sfruttate e cessano di protestare quando vengono adoperate in misura sufficiente”. È vero, però, che i nostri istinti che chiedono di essere coltivati, curati ed espressi in forma creativa e costruttiva, sono anche deboli, esili e delicati, si lasciano soffocare con estrema facilità dall’ambiente, dalla paura, dai giudizi degli altri e dalla disapprovazione.  Anche così, debole e fragile, la natura umana preme per esprimersi apertamente, persiste sotterranea e difficilmente scompare o muore. 

Il malessere che sopraggiunge quando non troviamo il nostro posto nel mondo, deriva in gran parte, dal non riuscire a realizzare la spinta alla felicità che caratterizza l’originalità di ognuno di noi. Comprendere se ho la felicità del fare, legata alla mia opera, piuttosto che la felicità dell’essere legata alla mia autonomia o quella dell’amare legata alla mia affettività diventa di fondamentale importanza in quanto m’indirizzerà la strada per affrontare e risolvere difficoltà di autogoverno e autorealizzazione e permetterà d’inquadrare il senso e il significato di un obiettivo.  

Quali sono queste tre aree del nostro sviluppo che dobbiamo soddisfare per essere felici, perché strettamente collegate ai nostri bisogni? L’autonomia, la competenza e la relazionalità. Vediamole, brevemente, ma una alla volta. 

L’autonomia riguarda il rapporto con sé stessi e si collega alla felicità dell’essere: questa felicità si esprime nell’amore per la vita e per il proprio essere nella vita stessa. È una felicità sottile, raffinata, la si descrive con semplici frasi, come per esempio: sentire il sole sulla pelle in riva al mare o godere immensamente alla vista delle Dolomiti, come capita a me. 

La competenza è un’area di sviluppo che nasce dal bisogno del fare, strettamente collegata alle capacità e alle abilità. La competenza è legata alla felicità dell’opera, che può essere in molti ambiti differenti: artistica, artigiana, letteraria o scientifica. Le persone che hanno questo tipo di felicità predominante si esprimono nella realizzazione di un fare concreto e operoso che è sempre teso all’eccellenza. 

La relazionalità si esprime attraverso il bisogno di costruire e avere relazioni sociali, è la tendenza ad aderire ad un gruppo, a sentire le connessioni, i legami, a stabilire emozioni di collaborazione, amicizia, cooperazione, amore e produzione comune. E’ il terreno dove troviamo emozioni complesse e contrastanti, ma è anche l’area di sviluppo che permette alla persone di esprimere la loro massima felicità nell’amore, nel mettere a proprio agio le persone che li circondano. 

Queste tre aree di sviluppo abbiamo visto che esprimono anche determinati bisogni che non si compensano a vicenda: la piena soddisfazione di un’area non risolve la frustrazione di un’altra. Posso preferire la felicità dell’amare dedicandovi più tempo e più energia, ma allo stesso tempo devo coltivare il rapporto con me stessa e con il mio lavoro, proprio perché se voglio essere felice è importante mantenere un equilibrio dinamico tra le tre aree di sviluppo. 

Essere felici è una questione di allenamento! 

La visione della vita che vorremmo è il principio da cui si parte. Solo dopo cerchiamo le leve e le opportunità che ci sono nella realtà per realizzarla. Il malessere, spesso, non nasce da mancanze, difetti, carenze, traumi, ma sorge dall’impossibilità o incapacità di esprimere le nostre motivazioni, le nostre potenzialità e i nostri desideri. 

E tu? Qual è la tua felicità predominante, ci hai mai pensato?

21/02/2022

Le domande degli occhi

Dimmi cosa senti

dimmi cosa senti

Continua la lettura

21/02/2022

Le domande degli occhi

Dimmi cosa senti

Spesso con le parole del titolo chiedo ai miei bambini, al nido, come stanno. A modo loro quasi tutti, sempre, mi rispondono. Chi anche con lunghi discorsi, chi con un sorriso o con un semplice sguardo, e queste risposte attese suscitano in me ogni volta forti emozioni.

Mi risvegliano tenerezza, la fragilità dei bambini alimenta il mio desiderio di essere gentile, attenta e comprensiva. Mi portano amore, considerando che forse tra tutte le emozioni, proprio l’emozione dell’amore è la più contraddittoria che può portare in noi un enorme sorriso o scatenare un fiume di lacrime. Mi donano felicità, che è sempre diversa per ogni persona, io per esempio, sono felice quando beneficio delle mie capacità e di quello che posso e che so fare. Mi regalano allegria, aumentando così la mia energia.

Allo stesso tempo, a volte, in altri momenti, sempre con i bambini, mi sento insicura, quando non mi fido di loro, e del mio sguardo nuovo, mi ritrovo confusa difronte al disordine imprevedibile e caotico che creano, mi percepisco ostile perché si oppongono ai miei desideri, mi sopraggiunge la frustrazione proprio quando non ottengo quello che speravo di raggiungere, più attenzione, più silenzio, più collaborazione…

Prima di accogliere il benessere o malessere emotivo dei bambini con i quali lavoro, devo accogliere il mio.

Prima di accogliere il benessere o malessere di mio figlio, devo accogliere il mio.

Che rapporto avete con le vostre emozioni?

Cosa avete pensato quanto ho parlato di benessere emotivo?

Il benessere emotivo deriva dalla nostra abilità di gestire le emozioni che viviamo. Non è la felicità. Il benessere è influenzato da quanto siamo in grado di integrare l’esperienza emotiva con il pensiero razionale, per fare scelte che siano adatte a noi e per fare buon uso delle nostre forze e della nostra esperienza. Questa capacità nel gestire le emozioni la raggiungiamo in modo progressivo con il trascorrere dell’età e l’accumularsi delle esperienze di vita. A volte servono, anche, dei percorsi di crescita personale per acquisire maggior consapevolezza dei nostri punti forza e debolezza, delle nostre luci e delle nostre ombre, considerando che ognuno di noi fa il meglio che può con la conoscenza e la consapevolezza che ha in quel determinato momento.

I bambini sono dominati dalle proprie emozioni, sia in positivo che in negativo.

Lo sviluppo della competenza emotiva viene raggiunto raramente senza un significativo supporto degli adulti di riferimento. Mi riferisco ad adulti consapevoli e che conoscono la potenza e l’importanza di una risposta emotiva invece di un’altra. Se un bambino riceve un messaggio negativo di fronte a emozioni forti come la paura, la rabbia, la malinconia, e capisce che non sono ben accetti potrà cercare di nasconderli.

Vi lascio alcuni pratici consigli per accompagnare i vostri figli a conoscere e accettare le proprie emozioni, per aiutarli a crescere più sicuri di sé stessi e contrastare i sentimenti negativi.

  • Il bambino deve capire che avete compreso che è arrabbiato e che voi accettate la sua arrabbiatura;
  • Aiutatelo a dare un nome a quello che sente senza giudicarlo o sgridarlo per questo;
  • Fornite uno spazio sicuro dove il bambino possa ritrovare calma e serenità;
  • Chiaramente e fermamente fategli capire che il comportamento distruttivo non sarà accettato;
  • Dopo “la tempesta” viene sempre “il sereno” …chiacchierate dell’accaduto con il bambino o la bambina, anche se piccola, anche se non parla, con il desiderio di capire, di ascoltare le sue motivazioni, aspettate le risposte, aspettate…
  • È un cammino che fate insieme, mentre i bambini imparano a conoscere le loro emozioni, voi acquisite maggior consapevolezza sulle vostre.

I bambini imparano circa loro stessi da come noi rispondiamo loro. La nostra attenzione, il nostro apprezzamento, oppure le nostre risposte costruttive, in un futuro non troppo lontano saranno le loro verso di noi.

E tu? dimmi cosa senti?

A presto!

  • 1
  • 2
  • 3
  • 4
Logo Santina Bossini

Contatti e info

Mail: info@santinabossini.it

via Matteotti 207/E
25063 Gardone Val Trompia (BS)

Tel: +39 3387179684

Scegli di essere felice

Prenota una call gratuita

Social:

Informative

Privacy Policy Cookie Policy

Credits

bollino-eco-

Code Me Green S.r.l.

Professione ex legge n. 4/2013 - I servizi che trovi in questo sito e la metodologia utilizzata rientrano nell’ambito della professione di educatore professionale e di coaching. Non sono servizi di natura psicologica, sanitaria o terapeutica, né si sostituiscono a servizi di tale natura o riservati dalla legge a specifici professionisti.